UN UOMO, UNA DONNA REGISTI E MUSE NELLA STORIA DEL CINEMA III. Ferreri/Vlady. Una storia moderna: l'ape regina

Da martedì 16 gennaio 2018 a martedì 16 gennaio 2018

Inizio 18:30 Fine 21:00 Via Santa Sofia,7 80139 Napoli - Napoli (Napoli)

Un uomo, una donna

Registi e muse nella storia del cinema  III.

- Registi e muse del cinema italiano tra gli anni '50 e '60

- Omaggio a Jeanne Moreau


UNA STORIA MODERNA: L'APE REGINA

di Marco Ferreri; con Marina Vlady, Ugo Tognazzi; scritto da Rafael Azcona, Marco Ferreri, Diego Fabbri, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosi, dall'atto unico La moglie a cavallo di Goffredo Parise; fotografia di Ennio Guarnieri; musica di Teo Usuelli; Italia; 1963; 88'; b/n.

Alfonso, quarantenne scapolo di successo, decide di dare stabilità alla propria vita. Conosce Regina, giovane donna, devota e timorata. Alfonso e Regina si piacciono, si amano, si sposano. Appena dopo il matrimonio, Regina si rivela dotata di un temperamneto di fuoco e di appetiti insaziabili.

La relazione tra il cineasta e la sua musa, la donna che nello svolgersi della sua filmografia ne incarna l'archetipo femminile, è molto più di un sodalizio artistico: è una liaison che oltrepassa i confini angusti del set, espandendosi nel fuori campo della vita. Una storia d'amore, che ha dato vita a capolavori che hanno punteggiato momenti cruciali della storia del cinema.

 

Dopo averne scandagliati alcuni, durante il primo ciclo, appartenenti alla Nouvelle Vague, ed esserci spostati, con il secondo, nel cinema italiano, rimanendo sempre nell'arco temporale che va dalla metà degli anni '50 a tutti i '60, indugeremo ancora, nel corso di questo terzo ciclo, sul cinema italiano di quegli stessi anni. Un periodo contrassegnato da una ricchezza espressiva e produttiva forse mai più raggiunte e che perciò merita l'approfondimento che intendiamo fare. Completerà inoltre il programma un breve quanto intenso omaggio a una musa del cinema mondiale, scomparsa di recente, che non poco ha contribuito a rendere fulgidi gli anni di cui stiamo trattando, anche in Italia. Parliamo di Jeanne Moreau.

 

In Italia, esaurita la spinta propulsiva del Neorealismo che contrassegnò l'immediato Dopoguerra fino ai primi anni '50 e che alimenterà altrove lo spirito del cambiamento, ispirandolo nelle Nouvelle Vague di numerose cinematografie internazionali, il cinema di quegli anni – pur di fronte a un momento di crisi di cui la censura da un lato e l'avvento della televisione dall'altro costituirono le cause principali – seppe riprodursi e svilupparsi, trovare altre strade, creare nuovi generi e sperimentare nuove forme.

 

A caratterizzarlo, lo stemperarsi del Neorealismo nel Neorealismo rosa che porterà poi alla nascita della commedia di costume, meglio conosciuta nel mondo come commedia all'italiana (il più importante dei generi inventati dal cinema italiano dell'epoca); l'emergere di grandi personalità autoriali (Pietrangeli e Zurlini, tra tutti), schiacciati forse, allora, dal peso enorme di mostri sacri (Fellini, Rossellini, De Sica, Visconti, Antonioni) ancora splendidamente sulla cresta dell'onda (per alcuni, come Antonioni, i '60 furono gli anni più fervidi, così come per Fellini e Visconti che con La dolce vita e Rocco e i suoi fratelliinaugurarono nel 1960 il decennio straordinario); gli esordi sfolgoranti e innovatori di personalità come Pasolini, Bertolucci, Bellocchio, Ferreri, Petri, Leone, solo per citarne qualcuno. In ogni caso, a contraddistinguerlo non fu, allora come in ogni epoca, “uno stile comune, né una storia ricorrente, né un canone; piuttosto (…) un'allergia a delle regole condivise, un'unità che si costruisce come difficile ricomposizione di singolarità” (Francesco Casetti, postfazione a Lessico del cinema italiano, a cura di Roberto De Gaetano – Mimesis 2016).

 

La nostra rassegna intende presentare alcune di quelle “singolarità”, privilegiando quelle opere fondamentali che sembrano oggi giacere colpevolmente nell'ombra e che hanno contribuito a disegnare il ritratto di un'epoca straordinaria, percorsa da cambiamenti continui: economici, sociali, politici, antropologici finanche, dei quali quei film, con acutezza di sguardo, hanno dato conto nel momento stesso in cui si verificavano. E in essi si è cercato di cogliere, nelle espressioni più pregnanti, la figura femminile che dà vita al progetto artistico, incarnata di volta in volta da personalità come Claudia Cardinale, Eleonora Rossi Drago, Catherine Spaak, Lea Massari, Simone Signoret, Sandra Milo, Marina Vlady, Jeanne Moreau.

 

A quest'ultima dedicheremo un sentito omaggio con quattro film (La notte di Antonioni, Evadi Joseph Losey, Diario di una cameriera di Luis Buñuel e La sposa in nero di François Truffaut), tutti realizzati nel periodo preso in esame (gli anni '60), da maestri del cinema mondiale, e tasselli, ciascuno, di un aspetto del multiforme ritratto della musa transalpina, affascinante mélange di forza, energia, determinazione e morbida sensualità.