UN UOMO, UNA DONNA REGISTI E MUSE NELLA STORIA DEL CINEMA III. Damiani / Spaak. La noia

Da martedì 05 dicembre 2017 a martedì 05 dicembre 2017

Inizio 18:00 Fine 21:00 Via Santa Sofia,7 80139 Napoli - Napoli (Napoli)

Un uomo, una donna

Registi e muse nella storia del cinema III.

- Registi e muse del cinema italiano tra gli anni '50 e '60

- Omaggio a Jeanne Moreau


Damiani / Spaak

La noia

di Damiano Damiani; con Catherine Spaak, Horst Bucholz, Bette Davis, Georges Wilson; scritto da Damiano Damiani, Tonino Guerra e Ugo Liberatore, dall'omonimo romanzo di Alberto Moravia; fotografia di Roberto Gerardi; musica di Luis Bacalov; Italia; 1963; 100'; b/n.

Il romanzo di formazione di un giovane rampollo di una nobile e ricca famiglia romana.


La relazione tra il cineasta e la sua musa, la donna che nello svolgersi della sua filmografia ne incarna l'archetipo femminile, è molto più di un sodalizio artistico: è una liaison che oltrepassa i confini angusti del set, espandendosi nel fuori campo della vita. Una storia d'amore, che ha dato vita a capolavori che hanno punteggiato momenti cruciali della storia del cinema.

 

Dopo averne scandagliati alcuni, durante il primo ciclo, appartenenti alla Nouvelle Vague, ed esserci spostati, con il secondo, nel cinema italiano, rimanendo sempre nell'arco temporale che va dalla metà degli anni '50 a tutti i '60, indugeremo ancora, nel corso di questo terzo ciclo, sul cinema italiano di quegli stessi anni. Un periodo contrassegnato da una ricchezza espressiva e produttiva forse mai più raggiunte e che perciò merita l'approfondimento che intendiamo fare. Completerà inoltre il programma un breve quanto intenso omaggio a una musa del cinema mondiale, scomparsa di recente, che non poco ha contribuito a rendere fulgidi gli anni di cui stiamo trattando, anche in Italia. Parliamo di Jeanne Moreau.

 

In Italia, esaurita la spinta propulsiva del Neorealismo che contrassegnò l'immediato Dopoguerra fino ai primi anni '50 e che alimenterà altrove lo spirito del cambiamento, ispirandolo nelle Nouvelle Vague di numerose cinematografie internazionali, il cinema di quegli anni – pur di fronte a un momento di crisi di cui la censura da un lato e l'avvento della televisione dall'altro costituirono le cause principali – seppe riprodursi e svilupparsi, trovare altre strade, creare nuovi generi e sperimentare nuove forme.

 

A caratterizzarlo, lo stemperarsi del Neorealismo nel Neorealismo rosa che porterà poi alla nascita della commedia di costume, meglio conosciuta nel mondo come commedia all'italiana (il più importante dei generi inventati dal cinema italiano dell'epoca); l'emergere di grandi personalità autoriali (Pietrangeli e Zurlini, tra tutti), schiacciati forse, allora, dal peso enorme di mostri sacri (Fellini, Rossellini, De Sica, Visconti, Antonioni) ancora splendidamente sulla cresta dell'onda (per alcuni, come Antonioni, i '60 furono gli anni più fervidi, così come per Fellini e Visconti che con La dolce vita e Rocco e i suoi fratelliinaugurarono nel 1960 il decennio straordinario); gli esordi sfolgoranti e innovatori di personalità come Pasolini, Bertolucci, Bellocchio, Ferreri, Petri, Leone, solo per citarne qualcuno. In ogni caso, a contraddistinguerlo non fu, allora come in ogni epoca, “uno stile comune, né una storia ricorrente, né un canone; piuttosto (…) un'allergia a delle regole condivise, un'unità che si costruisce come difficile ricomposizione di singolarità” (Francesco Casetti, postfazione a Lessico del cinema italiano, a cura di Roberto De Gaetano – Mimesis 2016).