PSYCHO, IL CINEMA TRA PSICOLOGIA E SUSPENSE

Psycho è una pellicola del 1960 di Alfred Hitchcock, pioniere della cinematografia e genio nella creazione della suspence grazie alla sua attenzione ai dettagli e la sua cura nella scelta delle storie e nella scrittura delle sceneggiature - in questo caso lavorando a stretto contatto con Joseph Stefano. Il film è un adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Robert Bloch, un thriller psicologico che vede come protagonista Norman Bates, un ragazzo timido, riservato e apparentemente gentile che nasconde un lato oscuro e disturbato.

La trama ruota attorno a Marion Crane, interpretata da Janet Leigh (Golden Globe per la miglior attrice non protagonista), una segretaria che ruba una cospicua somma di denaro dal suo datore di lavoro e decide di fuggire, viaggio durante il quale, imbattendosi in una tempesta, decide di fermarsi al Bates Motel, gestito da Norman Bates - interpretato da Anthony Perkins. Marion e Norman, quella notte, hanno una conversazione in cui lui rivela le sue difficoltà a prendersi cura di sua madre e la sua solitudine, e sempre nella stessa notte Marion viene brutalmente assassinata da una figura misteriosa che la pugnala ripetutamente. Quest’ultima, una delle sequenze più famose e influenti nella storia del cinema, è un momento di grande tensione caratterizzato da un montaggio veloce, tagli rapidi e da una colonna sonora intensa che crea una sensazione di paura e panico - nonostante non venga mostrata esplicitamente violenza - che ha influenzato molte opere nel genere dell’horror e del thriller. Dopo l’omicidio, l’intreccio si sviluppa attorno alla scomparsa di Marion a cui ne segue l’indagine condotta dall’investigatore privato Milton Arbogast -interpretato da Martin Balsam, dalla sorella di Marion, Lila - interpretata da Vera Miles, e da Sam, il fidanzato di Marion - interpretato da John Gavin, e al complesso e disturbante rapporto tra Norman Bates e la madre, il quale funge da chiave d’interpretazione della pellicola.
Norma Bates, madre di Norman, ha un’influenza dominante sulla vita del ragazzo, una figura idealizzata e divinizzata che diventa di conseguenza autoritaria e oppressiva. Norman è infatti ossessionato dalla madre e si sforza di soddisfare le sue aspettative in questa dinamica relazionale caratterizzata da una confusione tra amore e ossessione che sfocia in un disturbo dissociativo dell’identità - tematica cara ad Hitchcock e che ritroviamo anche in Vertigo. Disturbo che si percepisce già nei dialoghi, come ad esempio, nella conversazione tra lui e Arbogast: "Forse avrebbe potuto ingannare me, ma non ha ingannato mia madre.”

Psycho presenta diverse peculiarità che lo hanno reso un film rivoluzionario e innovativo nel suo tempo, ma anche un classico del cinema che ha influenzato generazioni di registi e spettatori. La trama si evolve in un crescendo di suspense e rivelazioni, in un twist narrativo che colpisce lo spettatore e che cambia completamente la percezione del personaggio di Norman e la comprensione della psicologia disturbata, tema centrale della pellicola.
Ogni inquadratura ed ogni movimento di macchina è studiato per suscitare emozioni intense nello spettatore, così come anche l’uso sapiente della luce, delle ombre e del montaggio. Elemento significativo nel creare tensione è la colonna sonora composta da Bernard Hermann, divenuta elemento iconico di Psycho, acclamata per la sua innovazione e la sua capacità di amplificare l’effetto emotivo delle scene.

News pubblicata venerdì 07 luglio 2023