Primo Amore, di Matteo Garrone: tratto dalla rassegna della Mediateca

Primo Amore, di Matteo Garrone

La rassegna cinematografica pensata per il mese di gennaio nasce dal confronto tra la Mediateca e le idee degli utenti, in questo caso di Alessandra Savino, in virtù della nostra disponibilità a incontrare anche le proposte esterne. Il tema scelto, per le proiezioni è L’Amore e la Violenza, che parte dalla dicitura freudiana Eros e Thanatos: Eros, l’Amore, una forza capace di creare la vita e di tendere a essa; Thanatos, una pulsione distruttiva che genera la morte e che anch’essa tende a quest’ultima, appunto in un’esplosione di Violenza. Partendo da questo assunto, proponiamo Primo Amore di Matteo Garrone, Bad Guy di Kim Ki-Duk e Gli Occhiali D’Oro di Giuliano Montaldo, ponendo un certo focus sull’argomento della Shoah in occasione della Giornata della Memoria: tutte storie tossiche, marcie nelle loro rispettive dinamiche, che solo apparentemente possono essere associate alla parola Amore poiché, in realtà, celano una certa Violenza.

Gli studi sulla psicanalisi hanno avuto una tale incisività da influenzare tutta l’arte contemporanea, fino ai giorni nostri. E sicuramente tanto cinema, dal Novecento a oggi, non può esserne indifferente: data la forza evocatrice delle immagini, ma non solo, proveniente da un’esperienza sensoriale che si sviluppa attraverso la vista e l’udito, il cinema favorisce l’identificazione dello spettatore nei personaggi e, di conseguenza, la proiezione della propria coscienza nelle trame trasmesse. In questo modo, si attua un processo che potremmo definire catartico, generando un confronto-scontro tra la persona e le proprie pulsioni.

Chiaramente il discorso può essere affrontato in maniera molto più complessa e ampia, ma queste premesse ci servono anche per comprendere la scelta dietro al film Primo Amore di Matteo Garrone, di cui vi proponiamo delle riflessioni.    

Primo Amore: un film tanto disturbante quanto intenso

Un uomo, Vittorio, è affetto da una declinazione del disturbo di parafilia, o meglio ancora da anerossofilia, vivendo quindi un rapporto malsano da un punto di vista sessuale con il corpo della propria partner, la giovane Sonia. Infatti, Vittorio sviluppa una vera e propria ossessione per le donne magre, tanto che addirittura al primo appuntamento con Sonia non ha problemi a farle sapere che se la aspettava più magra di com’è. La questione viene palesata fin da subito: Garrone ci fa vedere dall’inizio che Vittorio è seguito da un dottore al quale confida di non prestare attenzione tanto alla testa quanto al corpo delle donne che sceglie come prede ed è ciò che succede anche con Sonia, con dei risvolti estremi, poiché la plasma a tal punto da arrivare a farla ammalare di anoressia.

Riassunta in breve, la trama di Primo Amore diretto da Garrone è tratta da un fatto di cronaca nera realmente accaduto e raccontato nel libro autobiografico Il cacciatore di anoressiche di Marco Mariolini. Quest’ultimo, conscio della sua ossessione, pubblica il suo romanzo nel 1997 quasi come monito, arrivando perfino a dichiarare durante una conferenza stampa: «Sono un potenziale mostro ed è necessario che qualcuno mi fermi prima che involontariamente io ammazzi qualcuna». È soltanto un anno prima dell’omicidio della sua compagna Monica Calò, giovane studentessa di logopedia. La stessa, appunto, a cui dedica il libro con queste terribili e profetiche parole: «A Monica, con odio e con amore». Anche nell’intervista di Storie Maledette ad opera di Franca Leosini, Mariolini dal carcere di Pavia ammette con lucidità che la sua anerossofilia l’ha accompagnato fin dalla prima adolescenza senza alcuna spiegazione e che: «La perversione è un buco nero della psicologia». Un senso di maniacalità che non ha niente a che fare con l’Amore e a cui non riesce a sottrarsi: «Volevo il controllo totale, come se fosse stata una parte di me, una mia protesi. L'avrei portata alla morte certa per denutrizione, non importandomi più niente di nulla compresa la mia stessa vita. Lei mi dava quell'illusione di completezza, sia nel corpo che nella mente, tanto mi sentivo fuso con lei e nello stesso tempo regista onnipotente della situazione».

Detto ciò, possiamo notare che nel film Primo Amore, Garrone ha la strabiliante capacità di trattare la trama con linearità, dando il giusto peso alle azioni di Vittorio ed a quelle di Sonia senza permetterci di patteggiare né unicamente per l’uno né per l’altra. Il regista pare semplicemente informarci di un uomo che è, sì, un serial killer ma che vive in solitudine sotto il marchio di un disturbo mentale, e di una donna vittima plausibile, preda inevitabile evidentemente per una certa instabile insicurezza. Durante lo svolgimento della storia, si possono intuire abbastanza facilmente le ragioni sia dell’uno che dell’altra. Lo spirito che emerge dal film, dunque, risulta di tipo documentaristico e non è un caso dal momento che il nostro regista all’inizio della sua carriera dirige veri e propri documentari: lungo lo sviluppo della trama, sono disseminati con dovizia di particolari elementi concreti e tangibili che creano nello spettatore la predisposizione giusta a cogliere fino in fondo il contenuto affrontato, come per esempio il fatto che Vittorio fa l’orefice di lavoro e Sonia fa da modella ai pittori e, quindi, l’uno è abituato a plasmare e l’altra ha la disposizione a farsi giudicare da occhi esterni. Allora, a parlare non sono neanche tanto i pensieri quanto le azioni dei personaggi, che sottintendono molto di più le rispettive debolezze e turbamenti.

In conclusione, Primo Amore è un film non mira al lato emozionale, è vero, ma risulta profondamente vero, un film che si manifesta nudo e crudo nei contenuti e nella sua inquietante capacità di scandagliare le coscienze disturbate dei suoi personaggi.

Scopri la rassegna qui: mediateca.comune.napoli.it/articoli/…">mediateca.comune.napoli.it/articoli/…....

News pubblicata martedì 17 gennaio 2023