“LE OTTO MONTAGNE” di F.Van Groeningen e C.Vandermeersch

Le otto montagne è un film drammatico tratto dall’omonimo romanzo scritto da P.Cognetti, che ha vinto il premio della giuria al 75º Festival di Cannes, oltre a 4 David di Donatello, tra i quali quello per il miglior film.

Il film ruota attorno alle vicende personali e di crescita dei due protagonisti, Pietro e Bruno, che si conoscono da bambini e diventano inseparabili; fino a ritrovarsi inevitabilmente separati dalle diverse scelte di vita compiute. Come due poli che si attraggono, anche se dopo un lungo distacco, i due protagonisti trovano lo stesso il modo di riavvicinarsi; divenendo come da bambini, l’uno il punto di riferimento dell’altro. I registi ci conducono attraverso il loro percorso di crescita, facendoci prima simpatizzare con l’uno e poi con l’altro personaggio; infine, capovolgendo di nuovo tutte le aspettative e mettendoci dinanzi a ruoli completamente invertiti.

A fare da sfondo a tutta la storia è la Valle D’Aosta, con i suoi paesaggi mozzafiato, i suoi villaggi poco abitati e la montagna che fa da regina e che ti forma, ti cambia, ma che rischia anche di divenire un’ossessione trasformandosi da luogo positivo di condivisione degli affetti a luogo negativo di isolazione e morte.

A fare il successo del film sono sicuramente anche gli attori. Il cast vede i grandi Luca Marinelli e Alessandro Borghi nei panni rispettivamente di Pietro e Bruno. Complice probabilmente il fatto che avessero già collaborato insieme in altri film (citiamo “Non essere cattivo” e “Se c’è un aldilà sono fottuto”), i due riescono egregiamente a immedesimarsi nelle personalità dei due protagonisti e nel forte legame che contraddistingue il loro rapporto.

I temi della scelta, delle conseguenze di ciò che si sceglie e di trovare il proprio posto nel mondo, vengono affrontati nel film con grande maestria. Il messaggio che ci viene veicolato è non a caso tutto racchiuso in una frase detta da Pietro, ovvero “non resta che vagare per le otto montagne per chi, come noi, sulla prima e più alta ha perso un amico”. Ed il senso è quello di ampliare i propri orizzonti, di guardare al di là del proprio naso, di darsi sempre altre possibilità, di uscire dalla propria zona di comfort e di mettersi in discussione, per non rischiare di rimanere bloccati nelle proprie abitudini e nelle proprie convinzioni. In poche parole, di non rimanere fermi sulla stessa montagna, ma di scendere anche a valle pronti per arrampicarsi sempre su montagne nuove.

News pubblicata mercoledì 24 maggio 2023