CONSIDERAZIONI INATTUALI SUL FILM "THE TERMINAL"

Tra i titoli presenti nella Mediateca Santa Sofia c'è “The Terminal” di Spielberg, uscito nel 2004. Narra una vicenda che, a tutta prima, può apparire paradossale: un cittadino di un fantomatico Stato dell'Europa dell'est, atterrato all'aeroporto J.F. Kennedy di New York dove era diretto, si vede negati tanto il visto di ingresso quanto la possibilità di ritornare a casa, poiché è in possesso di un passaporto oramai privo di valore avendo il suo Paese di origine semplicemente cessato di esistere a causa di un colpo di stato.

Eppure il film si ispira ad una storia vera: quella di un cittadino iraniano che nel 1988 all'aeroporto di Parigi Charles de Gaulle ( in quel caso per il furto del suo passaporto) non potè entrare in Francia né essere rimpatriato. In entrambi i casi lo sfortunato protagonista (quello della rappresentazione cinematografica è interpretato da Tom Hanks) è costretto a passare un lungo periodo (nove mesi nel film, 18 anni nella vicenda reale) nel terminal dell'aeroporto.

Il film è ambientato, però, in un terzo aeroporto, quello di Montréal-Mirabel in Canada.

Tre aeroporti diversi, ma pochi se ne accorgerebbero, forse solo gli addetti ai lavori; ad essi non corrispondono, infatti, tre luoghi diversi. Un aeroporto è un non-luogo.

L'antropologo francese Marc Augé ha definito non-luoghi gli ambienti dalla desolante estensione, dalla seriale uniformità, dalla spersonalizzante omologazione. Nella supermodernità, come Augé chiama la società contemporanea, i non-luoghi si moltiplicano: non solo aeroporti, anche stazioni, centri commerciali, parchi divertimento alla Disneyland.

Il non-luogo si distingue dal luogo per l'assenza di relazioni, con se stessi e con gli altri occupanti, e per la mancanza di una storia comune che permetta ai frequentatori di riconoscere i segni di un vissuto: è uno spazio in cui si coesiste senza vivere insieme.

Il non-luogo sta lì a dimostrarci che l'essere presenti non è una condizione sufficiente per fare esperienza di persone, eventi, attività: essere fisicamente presenti non basta per partecipare.

Ma il non-luogo è anche un concetto relativo. Innanzitutto, per l'aspetto soggettivo: un aeroporto può apparire un non-luogo al viaggiatore che lo attraversa ma non a chi ci lavora. E, poi, per l'aspetto temporale, poiché quello che nel presente è un non-luogo può diventare in futuro un luogo: un aeroporto si trasformerà da ambiente anonimo e anodino, nel quale non ci si incontra a dispetto della contiguità spaziale, in un luogo riempito di significati sociali e culturali. Proprio come avviene con gli intrecci, fatti di slanci e bassezze, ideali e meschinità, che si sviluppano tra i personaggi che frequentano un terminale di un qualsiasi aeroporto internazionale, quale è quello che ha fatto da set al film.



News pubblicata mercoledì 13 luglio 2022