CONSIDERAZIONI INATTUALI SUL FILM "MALEDETTI VI AMERO' "

“Maledetti vi amerò”, opera prima di Marco Tullio Giordana del 1980, è un film che i più giovani dovrebbero vedere per farsi un'idea di cosa significhi un “fallimento generazionale”.

Questo lungometraggio, custodito in Mediateca, dal punto di vista estetico lascia molto a desiderare ma, asciutto ed essenziale, rende, come pochi altri lavori cinematografici sul tema, lo spirito di un'epoca. Benchè, certe scene, risultino involontariamente comiche, il film sa adoperare il giusto registro ironico per cogliere un tratto dello spirito del tempo come la crescente confusione ideologica.

Il protagonista, interpretato da Flavio Bucci, dopo cinque anni trascorsi all'estero, torna in Italia sul finire degli anni '70 e la trova cambiata; in particolare i suoi giovani amici gli appaiono irriconoscibili, sotto l'aspetto sociale ed etico, passati, come sono, dal fare dell'impegno politico una ragione di vita al chiudersi nel proprio particolare: il film allude, insomma, a quel processo di trasformazione che portò una generazione dal sacrificio del privato sull'altare della politica al completo rifiuto di quest'ultima. Un processo che si compì in pochi anni e a cui fu dato il nome di riflusso.

Come fu possibile che in un arco temporale così breve, e in modo niente affatto graduale, tanti giovani smettessero le loro passioni collettive, praticate, a volte, ai limiti del fanatismo per approdare al disimpegno e a spostarsi “sulle rive del qui è meglio” (come cantava Pierangelo Bertoli nella canzone “Riflusso” uscita proprio nello stesso anno del film)? Tante le possibili risposte, ma nessuna di esse può prescindere dal parallelo processo di ottundimento a cui quelle coscienze giovanili furono sottoposte e che si realizzò per diverse vie, alcune delle quali evidenziate nella pellicola.

Innanzitutto l'attivismo di quelle giovani coscienze fu fiaccato “offrendogli” la possibilità di sperimentare nuove sostanze, come la devastante eroina. Molti quartieri delle nostre città, come era accaduto un decennio prima in alcuni ghetti di quelle statunitensi, furono inondate di polvere bianca, forse secondo un piano preordinato a cui fu dato anche un nome: Operazione Blue Moon (si veda il documentario “Operazione Blue Moon.-Eroina di Stato” realizzato con la collaborazione di Rai Storia).

Una parte della carica violenta che spesso aveva accompagnato la loro radicalità politica trovava, intanto, sfogo nel nuovo fenomeno del tifo organizzato, dominato da un'altra, e ben meno nobile, radicalità incarnata dagli ultras delle curve degli stadi.

L'imporsi di nuove forme di aggregazione giovanile come le discoteche, in cui muoversi, pigiati gli uni sugli altri, al suono, diffuso a volumi assordanti, di musica sempre più leggera, avrebbe inferto un altro colpo al pensiero critico di quella generazione.

Nè va dimenticato il ruolo avuto dall'avvento della televisione commerciale, con i suoi programmi demenziali (ed il corredo dei disvalori veicolati), nell'abbassarne i livelli di gusto e profondità di analisi.

E' discutibile che quel processo chiamato riflusso sia terminato con gli anni'80. E' certo, invece, che l'altro processo che lo accompagnò, quello di ottundimento delle coscienze, sia continuato con le generazioni successive. Quanti Millennials e Zoomers perduti nei dispositivi telematici che riducono non solo le loro capacità di attenzione e di concentrazione ma li disabituano anche all'esercizio del dubbio nei confronti delle verità rivelate!


News pubblicata venerdì 19 agosto 2022